Tra i tanti luoghi che ho visitato, Marrakech è uno di quelli che mi più mi hanno incantata, a tal punto che l’ho scelta come meta per più di una vacanza. Non ho la presunzione di farvi innamorare della “Città Rossa”, ma mi piacerebbe farvela conoscere meglio, perché fidatevi, un pezzo di cuore lo lascereste lì anche voi.
Marrakech anche chiamata “la città rossa” per via delle mura di cinta che caratterizzano i confini della Medina, è il cuore spirituale della città. Dalla moschea della Koutoubia la preghiera del muezzin diffusa dagli altoparlanti già alle prime ore dal sorgere del sole ve lo ricorderà ogni mattina, e smisurate volte durante il giorno. Al suo interno un immenso mercato a cielo aperto si snoda nei vicoli che a me personalmente ricordano un po’ Venezia, uno di quei percorsi nei quali sai quando entri e non sai da dove e quando ne esci. La cosa che assicuro è che sarà un perdersi meraviglioso.
Il Souk, il mercato, ruota attorno alla piazza principale di Djemaa el Fna, che fa da palcoscenico alle esibizioni di serpenti ballerini, scimmiette ammaestrate, suonatori di flauti, o tatuatrici d’hennè. Qui potrete trovare qualsiasi cosa, da un venditore di denti, sia mai vi serva un molare, alle spremute gustosissime a soli 30 centesimi. Il consiglio è quello di non fotografare niente e nessuno, a meno che non siate pronti a dar loro qualche moneta. Il popolo di Marrakech è gentile e mite, ma chi da sfoggio della propria arte o merce, può diventare antipatico se fotografato senza permesso o adeguata offerta in denaro.
Djemaa el Fna merita di essere ammirata dall’alto specialmente quando il sole inizia a calare e si accendono le mille luci attorno, e le bancarelle d’artigianato locale fanno spazio al trasformarsi della piazza in un ristorante sotto le stelle dove poter gustare i piatti tipici marocchini. Personalmente adoro pranzare nella Medina, dove c’è l’imbarazzo della scelta tra le varie terrazze da cui affacciarsi e godere il panorama.
La Medina è assolutamente il luogo più caotico che ci sia, camminare tra la gente locale che lavora trasportando verdura in carretti trainati da asinelli, donne con galline starnazzati tra le mani, o ragazzi in motorino che sfrecciano, e non capire da che parte si stia andando è forse destabilizzante, ma mai pericoloso, e anche per una come me che ha un senso dell’orientamento limitato è stato facile capire che c’è una logica nella suddivisione del Souq. Così c’è il quartiere dei tappetti, quello del cibo, quello degli abiti, delle borse, dei gioielli, delle lampade e lanterne, delle terrecotte e quello delle spezie dove la contrattazione al ribasso del prezzo è d’obbligo.
Proprio all’angolo della piazzetta delle spezie sorge il Nomad, un ristorante molto cool, dove il cibo tipico marocchino rivisitato in chiave moderna è ottimo, il servizio veloce e cortese e i prezzi sono contenuti. In oltre, cosa non da poco, prestano dei simpatici cappelli per proteggersi dal sole, che vi faranno venire voglia di scattarvi trecento selfie tra una portata e l’altra.
Se invece vi manca la cucina italiana e volete riposarvi in una cornice di specchi, cuscini e lanterne il Cafè Arabe, tra i tetti della Medina, resta sempre un’ottima soluzione. Per cena o semplicemente per il tramonto visitate Le Salama. Lo sky bar vi lascerà senza parole.