Venezia è la città più romantica al mondo, con i suoi canali, le calli e i palazzi sfarzosi. Anche i locali hanno una storia affascinante in questa città: l’esempio più lampante è il celebre Harry’s Bar, fondato da Giuseppe Cipriani, ideatore del famoso cocktail Bellini. Se visitate il capoluogo veneto dovete assolutamente fare tappa qui!
So che non tutti hanno la fortuna di vivere ad un’ora da Venezia, ma sono anche consapevole che prima o poi tutti ci passano per un giorno, un weekend o una settimana e se ne innamorano perdutamente. Se dovessi stilare una lista dei posti da vedere, starei qui almeno 8 ore, ma una delle cose che vi suggerisco di fare è, senza dubbio, fermarvi nello storico locale Harry’s Bar e provare il loro Bellini.
La storia dell’Harry’s Bar ha dell’incredibile, tanto che dal 2001 è dichiarato patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali. Ma andiamo per gradi.
Tutto cominciò verso le fine degli anni 20, quando l’allora barman dell’hotel Europa & Britannia Giuseppe Cipriani, diede in prestito ad un ospite 10.000 lire. Si trattava di un giovane ragazzo nordamericano trasferitosi a Venezia con la zia per tentare di curare l’alcolismo da cui era afflitto. Dopo un furioso litigio, l’anziana signora decise di cacciare il nipote, lasciandolo senza soldi per tornare in patria. Cipriani, spinto da un senso di solidarietà, decise di aiutare il giovane Harry. Due anni dopo, quest’ultimo ritornò a Venezia e, rintracciato Cipriani, in segno di gratitudine gli restituì l’intera somma aggiungendovi 30.000, incoraggiandolo ad aprire il suo locale: il 13 maggio 1931 vide la luce, a ridosso di Piazza San Marco, all’imbocco della Calle Vallaresso dal lato del Canal Grande, l’Harry’s Bar. Nel corso degli anni furono numerosi i clienti affezionati: intellettuali, aristocratici, scrittori, poeti, personaggi di spicco del cinema e della politica. Ernest Hemingway aveva addirittura un tavolino riservato!
Simbolo di questo rinomato locale è sicuramente il Bellini, il long drink famoso quanto inconfondibile, a base di purea di pesca bianca (rigorosamente schiacciata e non frullata) e Prosecco, ideato proprio da Giuseppe Cipriani nel 1948. Sapete perché si chiama così? Il nome gli venne dopo aver visto l’abito rosato di un santo dipinto da Giovanni Bellini, tonalità che ricorda proprio il colore del cocktail in questione. Non ci è voluto tanto prima che questo drink – un prodotto legato al territorio e alle sue bellezze artistiche – fosse esportato in tutto il mondo!
Il gusto è dolce, poco alcolico ma davvero intenso e memorabile, e anche se non è proprio economico, vi assicuro che i soldi spesi li vale tutti, sia per la bontà che per l’atmosfera magica che si vive dentro a questo locale!