Ci sono ristoranti in cui almeno una volta nella vita ogni uomo dovrebbe portare la propria fidanzata, uno di questi è il Metropole di Venezia, per una serata speciale, per una proposta romantica, per festeggiare, in un ambiente dalle luci soffuse e coccolati dalla cucina dello chef stellato Luca Veritti e io ho avuto modo di visitarlo grazie a Diners Club.
Qualche sera fa, ci siamo regalati delle ore indimenticabili ancora una volta a Venezia per una recensione per conto di Diners Club. E’ stato piacevolissimo sedersi ad uno dei tavoli del Metropole, il rinomato ristornate all’interno dell’omonimo storico hotel di lusso veneziano.
Abbiamo trascorso la serata immersi nei sapori tutti italiani selezionati dallo chef e dai suoi collaboratori che, come lui stesso ci ha raccontato, contribuiscono alle idee che vengono servite in tavola. Una cucina tracontemporanea, un mix di tradizione italiana e gusti nuovi, molto apprezzati anche dai tanti ospiti stranieri, curiosi come noi, di scoprire il concetto di cucina dello chef Veritti. Lo si intuisce già solo sfogliando il menu, dove si possono incontrare piatti tradizionali, accanto alla loro versione innovativa.
Il servizio è stato eccellente, sempre pronto a rispondere alle nostre domande, a consigliarci sul vino giusto da abbinare, impossibile non apprezzarlo.
Quando si cena in ristornati come questo si vive una vera e propria esperienza sensoriale. Difficile per me dimenticare gli “spaghetti erbe e fumo” , serviti sotto una campana di vetro che una volta aperta sprigiona del profumo di faggio. Si tratta di una ricetta friulana, regione di origine dello chef, ovviamente rivista in chiave moderna. I cjarsons del friuli vengono combinati con delle erbe aromatiche e della ricotta e del Caviar de Venise creando un incontro delicato, ma con una punta finale più aspra dovuta alla presenza del limone.
Come seconda portata ho preferito una nocetta di capriolo in padella e servita con un’insalatina di sedano rapa e una vinaigrette di frutta secca, uva di verjus e croccanti di speck, per un piatto che sa proprio d’autunno. Ho assaggiato anche il filetto di fassona piemontese servito con scaloppa di fegato grasso, ma il vero protagonista di questa pietanza è senza dubbio il tartufo bianco d’Alba che viene grattugiato al momento. Per concludere la cena, da vera golosa ho assaggiato un Tiramisù, ma nella sua versione contemporanea. Il dolce è destrutturato e racchiuso in una sfera di cioccolato, che nasconde una mousse al mascarpone. A svelare il contenuto una salsa di caffè calda che versata sopra la sfera la fa sciogliere. Ovviamente non sono mancati i vini, da un Giulio Ferrari Riserva del Fondatore del 2004 ad un Jermann Pinot Nero del 2012.
Soddisfatti per la splendida esperienza dopo cena abbiamo lasciato a piedi il ristorante, per una passeggiata silenziosa per riva degli Schiavoni fino a piazza San marco, accompagnati dal solo rumore dei miei tacchi e della risacca, ad aspettare la mezzanotte e i rintocchi della Marangona.